L’Expo e la storia di Klodian Elezi, che pochi hanno voluto raccontare

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Se avessimo potuto evitare di parlare dei “riots milanesi” che hanno accompagnato l’inaugurazione di Expo 2015, forse ci sarebbe stato spazio per raccontare la storia di Klodian Elezi.

Una storia che apre un punto di osservazione diverso sulla grande esposizione mondiale. Una storia che aiuta a riflettere su temi che contano davvero per l’Italia di oggi e per quella di domani. Sulle condizioni di lavoro, sulla gestione degli appalti, sul ruolo dei media, sull’immigrazione.

Klodian_elezi_expoIl punto di vista di questa storia sta a dieci metri da terra. Sopra un ponteggio di un cantiere edile. E’ da lì che Klodian, 21 anni, di origine albanese e residente nel bresciano, è caduto e morto. Era sabato 11 aprile. Un sabato di lavoro per Klodian e per i colleghi impegnati nella chiusura a tempi record del cantiere per la costruzione della Teem, la tangenziale esterna di Milano, nei pressi del casello di Pessano con Bornago.

La magistratura ha aperto un’inchiesta sulla sua morte, perché dalle prime ricostruzioni pare che l’operaio non avesse alcuna imbragatura. Questo è il primo tema: le condizioni di lavoro in cui si opera soprattutto nel settore edile. Nel 2013 l’Inail ha accertato 660 casi di morti sul lavoro, di cui 180 nel nord ovest. 361 nel solo settore dell’industria e artigianato.

E poi c’è quel cantiere, che nelle carte della magistratura ci era già finito. I lavori per la Teem erano entrati nell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti in Lombardia, con l’arresto di 13 persone. La società appaltatrice, provvista di certificato antimafia, sarebbe stata gestita dal boss Giuseppe Galati, che direttamente dal carcere, avrebbe condotto affari e subappalti.

Mediamente in Italia due persone al giorno muoiono di lavoro. Quando i morti, tra il 2007 e il 2009, erano quasi 4 al giorno, la stampa ne parlava quotidianamente.

Di Klodian Elezi, morto a meno di venti giorni dall’inaugurazione di Expo, nessuno dei grandi media italiani ha parlato. Il suo nome e la cronaca sommaria della sua morte si trovano su alcuni canali di informazione online, a partire dal quarto giorno successivo all’incidente. Solo Servizio Pubblico e un intervento alla Camera di un deputato del M5S hanno portato questa storia su un piano nazionale.

La vita di Klodian, immigrato straniero residente da anni in Italia, che amava giocare a calcio la domenica, operaio come ce ne sono migliaia, era una vita come molte. Era una vita come quella di suo zio. Come la sua morte. Anche lo zio, immigrato, era morto sul lavoro tre anni fa.

Gli immigrati impiegati nei cantieri di Expo sono centinaia. Gli immigrati impiegati regolarmente in Italia sono migliaia. Questa storia, se raccontata, avrebbe potuto aprire una legittima discussione anche su questi temi. Ma si è fermata sull’asfalto e le vetrine sfasciate delle strade di Milano. /www.robertosaviano.com/