Albania, le vendette di sangue della dura legge del Kanun

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kulla e ngujimitLa legge del taglione. Le vendette di sangue della dura legge del Kanun: viaggio nell’infanzia tradita dei bambini di Scutari
“Se esco fuori mi ammazzano, da 21 anni vivo barricato in casa” la voce è strozzata e rauca, ma lo sguardo è deciso e fiero. A pronunciare queste parole è Bert (nome di fantasia), un ragazzo nato tra le montagne albanesi, in un villaggio nel distretto di Scutari, a pochi passi dal Montenegro. A costringerlo ad una vita da prigioniero è la vendetta di sangue: una vera e propria legge del taglione prevista dal Kanun, antico codice trascritto nel 1500 da Lekë Dukagjini, principe di Scutari, morto in battaglia opponendosi agli invasori ottomani.

Secondo il Kanun, dopo un omicidio, la famiglia della vittima è tenuta a vendicarsi su un membro maschio del clan rivale, che deve essere ammazzato, rigidamente fuori dalle mura domestiche, perché “la casa dell’albanese è di Dio e dell’ospite” e come tale il Kanun la considera sacra.

Il padre di Bert è in prigione, per aver assassinato nel’94 un vicino di casa, dopo una violenta lite scoppiata per stabilire di chi fossero alcuni terreni. Da allora Bert vive con la madre e la sorella, cambiando quasi ogni anno appartamento: “Nella mia infanzia non c’è mai stato nulla di bello, la mia vita è un giorno moltiplicato per mille: è sempre uguale”.

Nell’Albania che si prepara all’ingresso in Europa, è ancora difficile stabilire dei numeri certi, ma secondo un report della Commissione Giustizia e Pace albanese, sarebbero oltre 135 le famiglie che vivono sotto vendetta di sangue – solo 80 i casi segnalati nell’ultimo anno a Scutari, che da sempre viene considerata la “capitale morale” dell’Albania. Tanti, più di 270 secondo Luigj Mila, segretario della Commissione Giustizia e Pace, i bambini maschi costretti a restare chiusi in casa, senza neanche andare a scuola, per la paura di essere uccisi. di Valerio Lo Muzio e Giacomo Von Normann

Corriere.it