C’è quella di Bruno, studente di origini albanesi che considera l’Italia “come una madre che non mi vuole come figlio”; e quella di Fioralba, appena laureata in psicologia all’Università La Sapienza ma che ancora deve sostenere e passare prove di italiano nella vita di tutti i giorni. Sono le storie degli italiani senza cittadinanza che aspettano una risposta dalla politica chiamata a discutere ed approvare la legge sullo Ius soli. Come Tezeta, attrice nata in Gibuti che ha dovuto rinunciare agli studi per rimanere in regola con il permesso di soggiorno. “Fare questa battaglia per me non è stata una scelta: mi sono sentita obbligata – racconta – Ci ho messo 19 anni ad ottenere la cittadinanza. Mi auguro che presto, i bimbi nati o cresciuti in Italia, non debbano più affrontare il mio stesso calvario”
di Francesco Giovannetti