Quando due leggende albanesi si sfidarono a Roma

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Nel lontano 1943 due grandi calciatori albanesi, Naim Krieziu e Loro Boriçi, si scontrano in un derby capitolino di Coppa Italia. Vinse la Roma, ma la partita fu l’occasione per assistere alla sfida di due dei più grandi talenti albanesi della storia, le cui carriere e le cui vite si svolsero in maniera diametralmente opposta, proprio come in campo.
Il 16 maggio 1943, allo stadio del P.N.F. (Partito Nazionale Fascista) in Roma, è in programma il derby Lazio-Roma, valevole per i quarti di finale di Coppa Italia. La partita fu l’occasione per vedere finalmente la tanto aspettata sfida tra i due giocatori albanesi più bravi e famosi in quel periodo: Naim Krieziu, ala offensiva della Roma, e Loro Boriçi, attaccante della Lazio.
I due calciatori avrebbero potuto scontrarsi anche nelle due stagioni precedenti ma il destino volle che per un motivo o per un altro la sfida saltò fino a quella fatidica data. In campo ebbe la meglio Naim Krieziu, che segnò anche un gol al 43’ del primo tempo e aiutò la Roma a imporsi per 2-1, riuscendo a qualificarsi alla semifinale di quell’edizione di Coppa Italia, partita che poi passò alla storia per gli incidenti e per la squalifica a vita di Amadei per colpa di un calciò a un guardalinee in realtà sferrato da un altro giocatore.
calciatori albanesiQuel derby non viene certo ricordato per quanto visto in campo, bensì per la contrapposizione tra le figure di Naim Krieziu e Loro Boriçi. Un netto contrasto tra i due calciatori che non trova fondamento dalla rivalità tra le due squadre di appartenenza, quanto negli eventi che hanno scandito le rispettive vite e carriere.
Naim Krieziu, naturalizzato albanese, poco più che adolescente calcava già i campi della Seria A in Albania. Arrivò in Italia nel 1939 dopo l’occupazione ad opera delle truppe italiane. Incredibilmente veloce e dotato di una tecnica sopraffina, venne tesserato dalla A.S. Roma dopo un rapido provino nel leggendario Campo Testaccio.
La società giallorossa fece un vero affare: per poche lire di ingaggio si assicurò un talento incredibile che per anni fece impazzire i difensori avversari, lasciati sistematicamentei sul posto grazie all’incredibile rapidità e accelerazione, acquisita dal calciatore negli anni in cui si dedicò all’atletica. Quello che fece a Roma la “Freccia di Tirana” è passato alla storia: sette anni di permanenza nella capitale, 122 partite e 27 gol, ma soprattutto l’incredibile facilità a mandare in gol i compagni di squadra, tra cui Amedeo Amadei, il “fornaretto”, che proprio grazie agli assist e ai cross dell’ala albanese segnava valanghe di gol. Proprio il tandem offensivo Krieziu-Amadei assicurò alla Roma il suo primo scudetto nella stagione 1941-1942. Nel 1947 la Roma puntò sul giovane argentino Bruno Pesaola e Krieziu si trasferì al Napoli dove rimase per cinque anni mettendo in mostra tutte le doti che lo avevano reso famoso.
Terminata la carriera, Krieziu tentò di farsi largo come allenatore. Come tecnico fece poco, limitandosi ad allenare per circa un decennio nei dilettanti (l’Almas Roma, storica e prestigiosa società della capitale), con cui vinse una Coppa Italia Dilettanti. Forse il miglior ricordo di Krieziu come allenatore lo abbiamo nella stagione 1963-1964,  quando fu chiamato sulla panchina dell’amata Roma per una partita per sostituire il dimissionario Alfredo Foni, prima che la società decise di affidare le sorti della squadra allo spagnolo Luis Miró Doñate. In qualità di osservatore ebbe il merito di scoprire Giuseppe Giannini, il “Principe” delle Notti Magiche dei Mondiali del 1990 e faro del centrocampo della Roma da metà degli anni 80 a metà degli anni 90 e della Nazionale di Vicini.
Visse sempre in Italia, a Roma, sua città d’azione, in cui morì il 20 marzo 2010, dopo una carriera calciastica molto fortunata nel campionato italiano ma nulla in patria, carriera che non riuscì a replicare nelle vesti di allenatore. Amato in Italia ma poco ricordato in Albania.
Tutt’altra storia invece visse Loro Boriçi: esperienza pressoché anonima nella Seria A italiana, dove era noto come Lorenzo Borici, ma idolo indiscusso in Albania. Bandiera della Kombëtarja. Miglior giocatore e miglior allenatore della storia del calcio albanese, che gli ha dedicato anche lo stadio di Scutari, per capienza secondo impianto del paese. Loro Boriçi era un attaccante di razza, potente ma rapido. Venne acquistato dalla S.S. Lazio nel 1941 dal Vllaznia per fare coppia con Silvio Piola. Rimase in Italia per 3 stagioni in cui non riuscì mai a lasciare il segno: il primo anno fu impiegato solo nel campionato riserve, mentre nelle successive due stagioni fu impiegato in 18 partite in cui realizzò solamente 3 gol.
Dopo la conclusione della guerra, anche a causa delle difficoltà incontrate, al contrario di Krieziu, decide di tornare in Albania. Fu la sua fortuna. In campionato fece faville vincendo tre campionati e collezionando presenze e gol a ripetizione con Vllaznia, Partizan Tirana e, infine, Spartak Tirana. Ma è quanto fece vedere in Nazionale, dove giocò 24 partite e segno 6 reti, ad averlo reso immortale. Fu capitano e trascinatore indiscusso della selezione che vinse la Coppa dei Balcani del 1946 – primo torneo europeo dopo la seconda guerra mondiale – competizione in cui fu anche capocannoniere. La Federazione gli affidò per tanti anni la guida della nazionale con cui tra il 1965 e il 1968 riuscì a fermare l’Irlanda del Nord di George Best e la Germania Ovest vice-campione del mondo  (partita in cui alla nazionale albanese fu annullato anche un gol regolare). Storico il 3-0 che la sua squadra riuscì a rifilare alla Turchia. Alla guida del Partizan Tirana sfiorò invece il trionfo alla Spartachiade (Campionato dei Club dell’Esercito dei Paesi Comunisti) del 1963 in Vietnam, dove fu sconfitto solo ai tempi supplementari della finale contro il Cska Mosca. Ancora oggi in Albania il calcio è sinonimo di Loro Boriçi.
Dunque Naim Krieziu e Loro Boriçi hanno vissuto due storie completamente opposte i cui unici punti di contatto sono l’Albania, Roma e quella famosa partita del 1943 nello stadio del P.N.F. a due passi dal Tevere. /www.rivistasportiva.com/